PAYT – Sistemi per la Gestione degli RSU: tre esperienze italiane e una nuova proposta
Nel numero speciale della rivista scientifica Environmental Engineering and Management Journal, Volume 19, No. 10/2020 è stato pubblicato il seguente articolo i cui dati sono interamente riferibili a casi reali gestiti da SOFTline:
“Pay As You Throw – Systems for Municipal Waste Management: Italian experiences and a new proposal” [Drosi G., Lorandi M., Bossi A., Villani F., Avakian J., (2020)]
L’articolo, partendo da un’introduzione sul metodo PAYT (Pay As You Throw), noto anche come principio “Paga quanto conferisci”, esamina i metodi tariffari utilizzati per il pagamento della tassa sui rifiuti nella maggior parte dei Comuni italiani.
Nonostante il sistema PAYT sia stato introdotto più di 20 anni con il Decreto Ronchi (1997), solo l’11,5% dei Comuni in Italia (ISPRA, 2019) attua un sistema di prelievo a “corrispettivo” nel quale viene rilevata e quantificata la produzione di rifiuti di ogni singolo utente per il calcolo della tariffa nella parte variabile.
Il 2,8% dei Comuni censiti utilizza un metodo PAYT di natura tributaria (TARI Tributo Puntuale) e il restante 85,2% dei Comuni utilizza il cosiddetto metodo “Presuntivo Normalizzato” (TARI Normalizzata Presuntiva), che è il più semplice da applicare perché non richiede alcuna modifica sostanziale del sistema di gestione e consiste nello stabilire i diversi costi variabili tra gli utenti applicando i coefficienti definiti nel D.P.R. n. 158/1999.
Tra i Comuni che applicano i sistemi PAYT, ci sono i tre Comuni lombardi oggetto della prima parte dello studio e la cui elaborazione tariffaria è gestita da Softline.
I tre Comuni, diversi per estensione e numero di utenze domestiche e non domestiche, usano il sistema PAYT da almeno tre anni permettendo così il confronto tra la reale produzione di rifiuti misurata e quella desunta dal Metodo Presuntivo Normalizzato per ciascuna categoria. Il confronto fa emergere come quest’ultimo metodo applichi una tariffa iniqua e non trasparente a differenza di quella applicata con il metodo PAYT.
La seconda parte dello studio si articola su un’innovativa proposta di tariffa corrispettiva basata sull’effettiva prestazione di servizi resi all’utenza, rappresentata ed espressa attraverso una componente per la gestione del servizio e da più componenti per la fornitura del servizio di raccolta e avvio allo smaltimento/recupero.
Il nuovo modello PAYT proposto è stato successivamente confrontato con le tariffe ottenute applicando il metodo presuntivo a coefficienti e il metodo PAYT tradizionale nel quale la parte fissa è determinata dai coefficienti e la parte variabile correlata alla sola misurazione della frazione non differenziata.
Attraverso il metodo PAYT tradizionale si ottiene un costo che è solo proporzionale al secco residuo prodotto e non dipende da altre tipologie di rifiuti. Così facendo si gestiscono tutte le altre frazioni di rifiuti come se fossero omogenee e non richiedessero un’ulteriore valutazione dei costi. Dal nuovo metodo PAYT proposto scaturisce una tariffa che agisce proporzionalmente a qualsiasi tipologia di rifiuto e al relativo peso tenendo conto di tutti i servizi applicati. Tale metodo risulta quindi vantaggioso in quanto definisce costi il più vicino possibile alla realtà.
Per dettagli si rimanda alla pubblicazione stessa.
http://www.eemj.icpm.tuiasi.ro/issues/vol19/vol19no10.htm