Condivisione delle eccedenze alimentari, riduzione dello spreco, incentivazione di un’alimentazione più sana: ecco gli obiettivi del progetto Sharefood.
Un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo umano viene sprecato. Viene sprecato perché scade, o semplicemente perché va perso. Un terzo è una quantità enorme, tanto più se si pensa alla drammatica condizione di denutrizione in cui versa un’ampia fetta della popolazione mondiale: oltre un miliardo di persone, secondo le stime più recenti. È da questa considerazione che nasce il progetto Sharefood. Da questa, e dalla constatazione che una notevole parte di questo spreco deriva dalle nostre (discutibili) abitudini alimentari.
Sharefood si propone quindi, agendo su base locale, di ridurre lo spreco e di incentivare un’alimentazione più consapevole e sana. Il metodo utilizzato è il recupero delle eccedenze che vengono messe a disposizione di operatori pubblici e privati, di imprese e di organizzazioni no-profit, in grado di redistribuirle. Quindi da un lato privati cittadini, imprenditori della ristorazione e GDO mettono a disposizione le loro eccedenze; dall’altro enti pubblici e privati le raccolgono e a loro volta le reimpiegano, trasmettendole all’utente finale o a chi possa fattivamente impiegarle, anziché avviarle a distruzione.
La gestione di tutte le eccedenze è coordinata mediante una piattaforma Web e una app, entrambe sviluppate da Softline srl, che comunicano per inventariare, tracciare e mettere a disposizione il cibo in eccesso.
Il Comune di Martina Franca, che è la località sede del progetto pilota, ha recentemente ospitato sulla sua pagina Facebook tre seminari a distanza aventi a oggetto:
- Il coinvolgimento delle associazioni di volontariato nel progetto
- La nutrizione infantile e la necessità di un’educazione alimentare specifica
- La gestione delle eccedenze e il ruolo dei ristoratori.
L’eterogeneità degli argomenti trattati è indicativa della vastità del progetto. Un progetto dal quale – dicevamo – tutti possiamo guadagnare. E, aldilà dei pur non trascurabili benefici etici, è opportuno sottolineare come ogni agente possa ricavare un vantaggio concreto dalla partecipazione.
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- L’ambiente, in primis, perché riduzione dello spreco corrisponde a minore quantità di rifiuti da smaltire e, su grande scala, coltivazione e allevamento meno intensivi
- Il cedente, che può beneficiare di sgravi fiscali e riduzioni di spesa per il venir meno dell’onere di smaltimento
- L’utilizzatore, che riceve l’eccedenza e può cederla a diversi fruitori, su base gratuita o meno, in base alla sua mission
- La GDO che beneficia di un contatto diretto con il cliente
- Il fruitore finale, per evidenti ragioni
Il progetto si avvale della collaborazione di diversi partner, oltre a Softline srl: qui è possibile trovare l’elenco completo.
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